ANORESSIA NERVOSA

Alla base dei disturbi del comportamento alimentare c’è sempre un problema di natura psichica, risultando quindi solo l’epifenomeno, ovvero la manifestazione più superficiale del problema di base.
I disturbi del comportamento alimentare si dividono in 3 grandi categorie individuate dal DMS-V, ovvero la Bibbia della psichiatria americana:

  1. ANORESSIA NERVOSA
  2. BULIMIA NERVOSA
  3. DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA

L’anoressia è il disturbo del comportamento alimentare più noto ed è una malattia con livelli di gravità differenti da soggetto a soggetto, che può portare anche alla morte. In circa il 40% dei soggetti si cronicizza.
La maggior parte dei disturbi della condotta alimentare colpisce giovani donne che sono la categoria più a rischio. Ma cos’è l’ANORESSIA?

  • È una condizione grave e potenzialmente fatale (5 – 18 %) con alterata percezione della propria immagine corporea e limitazioni dietetiche autoimposte scatenanti grave malnutrizione. Può portare fino all’inedia (mancanza di forze per cui si stanno distese a letto quasi morenti).
  • Determina una perdita di peso al di sotto dell’85 % rispetto quello atteso, si può avere l’incapacità di raggiungere il peso previsto durante lo sviluppo e la crescita (di solito insorge durante l’adolescenza quindi in un periodo nel quale i nutrienti sono molto importanti).
  • Si ha paura d’essere grassi anche se si è sottopeso (Dismorfofobia). L’individuo è estremamente magro, emaciato, e nega l’evidenza, anzi, l’opposto: dice di essere grasso.
  • La forma del corpo ed il peso influenzano la vita e l’autostima (più perdono peso e più si stimano, meno perdono peso e meno si stimano), tuttavia il soggetto non si rende conto della gravità della condizione attuale.
  • Affinchè venga fatta diagnosi di Anoressia Nervosa deve manifestarsi Amenorrea (assenza di 3 cicli consecutivi).

Per parlare di anoressia, oltre alla perdita dell’85% del peso atteso (stabilito per età e per altezza) bisogna perdere per almeno 3 mesi il ciclo mestruale.

 

Cosa provoca questo disturbo?

Secondo alcune ipotesi la nostra cultura e le condizioni di vita attuali sottopongono l’adolescente (le giovani ragazze sono la categoria più esposta) a pressioni tali da indurla a sopravvalutare la forma fisica attraverso un bombardamento mediatico che propina modelli di donne magre, belle e vincenti, troppo spesso irraggiungibili (donne con una percentuale di grasso corporeo tra il 10% ed il 15%).

Quindi è sicuramente un disturbo quasi socio-culturale.

 

Per esempio si è visto che in culture differenti dalla nostra, come Egitto o 15 anni fa nell’Italia del sud, la donna desiderabile era formosa e non magra. Una serie di studi condotti su soggetti che si sono trasferiti da questi paesi (modello di donna formosa), in paesi culturalmente simili a noi (es. anglosassoni) hanno mostrato che, per la generazione nata in questi paesi, la prevalenza dell’anoressia era identica a quella della popolazione autoctona. Quindi non è un problema genetico, ma socio-culturale che spinge le donne ad avere questa immagine deformata di sé.

Sicuramente i fattori socioculturali sono importanti. Addirittura si riteneva che prima degli anni ‘60 non ci fosse una vera epidemia di anoressia. Le donne manifestavano il loro disagio in maniera differente (soprattutto sintomi isterici). L’anoressia esisteva, ma non era così diffusa, essendo riconosciuta come disturbo solo intorno agli anni ’70.
Anche questa pulsione a stare sempre a dieta, ad avere un corpo snello, reattivo è fondamentale affinchè questo disturbo si costituisca.
Un altro fattore scatenante, che lavora in modo sinergico agli altri, è sicuramente anche la conflittualità familiare.

Profilo della paziente anoressica

Disturbi depressivi o abitudini ossessivo-compulsive sono alla base dell’anoressia. Spesso queste donne sono iperprecise, pignole (si accaniscono anche sui particolari). Spesso gli anoressici, anche se non mangiano, cucinano per gli altri ed hanno anche una particolare ossessione nel presentare i cibi (li presentano in maniera perfetta). Hanno un atteggiamento di tipo manieristico (ad esempio tagliano la carne in cubettini precisi anche se poi ne mangiano pochissima).
Anoressia, letteralmente significa “perdita dell’appetito“. Il termine può non essere completamente esatto in quanto la perdita dell’appetito si ha nelle fasi avanzate della malattia. Spesso la loro attenzione, differentemente da quanto si pensa, ruota attorno al cibo, preparano pasti elaborati per gli altri e trovano gratificazione nella forza della rinuncia verso il cibo. A volte indulgono in abbuffate, spesso notturne, seguite da episodi di vomito indotto (non ce la fanno a resistere alla fame).
In seguito per compensare abusano di lassativi, diuretici, jogging e passeggiate. A volte nascondono il cibo, dolci, spezzettano il cibo e lo sistemano in modo maniacale nel piatto. Inoltre molto spesso negano l’evidenza, soffrono di depressione e/o ansia e lamentano spesso disturbi epigastrici.

FORME DI ANORESSIA

Ci sono 2 forme di anoressia:

  1. Forma con restrizioni (si mangia meno rispetto al consumo energetico)
  2. Forma con abbuffate/condotte di eliminazione. In realtà le abbuffate non sono tali da farle entrare in una situazione anabolica, sono soggetti sempre in deficit nutrizionale (non sono vere abbuffate). Soprattutto nelle fasi iniziali del disturbo combattono continuamente con il senso di fame (quando poi raggiungono l’inedia lo perdono) e possono non resistere, mangiando e poi vomitando. La compensazione può anche avvenire in altri modi come un’eccessiva attività fisica, o usano purganti, lassativi e/o diuretici.
FATTORI DI RISCHIO
  • Sesso femminile
  • Adolescenza e prima età adulta
  • Paesi occidentali ed industrializzati (maggiore nelle aree urbane rispetto a quelle rurali)
  • Alcune professioni (moda, teatro) o discipline artistiche e sportive.

I sintomi dei disturbi dell’alimentazione sono presenti nel 4 % degli adolescenti e sono spesso associata ad eventi stressanti della vita. L’evento più stressante della vita per una ragazza è la mestruazione per cui avviene quasi sempre in relazione al ciclo mestruale, ovvero quando la donna inizia ad avere un’identità sessuale.

Rapporto maschio- femmina 1:20 (fattore di rischio fondamentale è l’essere donna), comune nei paesi industrializzati. Ci sono inoltre particolari attività spesso associate a disturbi del comportamento alimentare (modelle, ballerine, omosessuali etc).

trattamento

La riabilitazione nutrizionale e il trattamento è medico e psichiatrico. Si rende necessario un lavoro integrato di varie figure come psichiatra, gastroenterologo, psicologo, endocrinologo e biologo nutrizionista.
Il trattamento psichiatrico è fondamentale quando insorge la depressione, ma anche nelle fasi iniziali, ovvero dove c’è un’esaltazione dell’io che le porta a pensare di stare nel giusto. Il trattamento medico è importante quando insorge l’inedia, quando ci sono alterazioni elettrocardiografiche, del contenuto di sali, c’è anemia, amenorrea. Si interviene con flebo (ripristino sali) e con una nutrizione tramite sondino naso-gastrico. Ovviamente l’individuo deve accettare questo trattamento, poichè ad oggi, in Italia, non è possibile curare questi pazienti contro la loro volontà…

deve esserci la volontà del paziente a guarire per poter essere curato

 

Il decorso è fluttuante, In generale la prognosi non è buona. Il trattamento e’ difficile e lungo, si può basare su elogi (rinforzi positivi) e su limitazioni (rinforzi negativi). È necessario coinvolgere il paziente e bisogna impedirgli di vomitare. La terapia è psicodinamica ed è atta a costruire un sostegno per indirizzare i comportamenti alimentari anche grazie all’aiuto del nutrizionista. A tutto questo bisogna affiancare anche una terapia familiare-cognitiva parlando con i parenti del paziente.
Negli anni i vari tentativi farmacologici non hanno ancora registrato buoni risultati rendendo imprescindibile il trattamento psicologico e nutrizionale.

SETTE PUNTI NEL TRATTAMENTO DELL’ANORESSIA:

  1. Diagnosticare e trattare le complicanze del digiuno ed i comportamenti che lo hanno indotto;

  2. Ristabilire un normale stato di nutrizione, incoraggiando il paziente ad adottare un’alimentazione normale e bilanciata;
  3. Se necessario, usare le tecniche comportamentali per ristabilire il peso;
  4. Fornire indicazioni specifiche a riguardo della nutrizione e dell’attività fisica;
  5. Modificare il comportamento anoressico e le modalità di pensiero mediante la terapia cognitivo comportamentale;
  6. Supportare la famiglia mediante consigli ed informazioni;
  7. Aumentare l’autonomia, facilitare la formazione d’identità, rafforzare l’autostima e prevenire l’invalidità mediante psicoterapia.

 

 


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